Gaetano Donizetti
 



Gaetano Donizetti, autore di oltre settanta opere e di numerose composizioni di musica sacra e da camera, nasce a Bergamo il 29 novembre 1797. Nel 1806 viene ammesso alla scuola di musica di Johann Simon Mayr, concepita per offrire a giovani indigenti la possibilità di accedere all'educazione musicale. Le sue eccezionali doti musicali colpiscono positivamente Mayr che ne favorisce il successivo inserimento per il biennio 1815-1817 presso il Liceo musicale di Bologna.

Rientrato a Bergamo nel 1818, comincia a muovere i primi veri passi sulla scena operistica, ma è solo nel 1822 che avviene la vera e propria consacrazione grazie all’opera Zoraide di Granata, rappresentata il 28 gennaio al Teatro Argentina di Roma. Il nome di Donizetti acquista fama in tutta la penisola e nel 1830, la rappresentazione di Anna Bolena presso il Teatro Carcano di Milano, ne sancisce la notorietà internazionale.
Fino al 1837 Donizetti viaggia tra i più importanti teatri italiani (Napoli, Roma, Venezia, Milano), poi decide di recarsi a Parigi, dove si stabilisce per tre anni. Nel 1840 torna brevemente in Italia, per recarsi a Vienna, poco tempo dopo, e da lì di nuovo a Parigi.

Il primo febbraio 1846 viene ricoverato presso l'ospedale psichiatrico di Ivry, dove resta internato per diciassette mesi in stato di delirio. Torna nella natìa Bergamo pochi mesi prima della sua morte, che avviene l'8 aprile 1848.
La biografia di Donizetti non presenta apparentemente alcun elemento di relazione diretta tra il compositore e la terra russa, nondimeno i punti di contatto si rivelano essere molteplici.

La celebrità del suo nome in Russia è, infatti, principalmente merito delle compagnie teatrali e degli artisti provenienti dall’Europa Occidentale: tra questi, in particolare, va ricordato il tenore originario di Rota d’ Imagna, Giovan Battista Rubini, memorabile interprete di Edgardo in Lucia di Lammermoor nel corso di una tournée (è il 1834) che riscuote un enorme successo tra la critica e il pubblico russi.

Tra gli ammiratori di Rubini possiamo annoverare anche il compositore M.I.Glinka, autore di diverse variazioni su arie donizettiane, quali, ad esempio, l’Impromptu Galop basato sul Barcarolle tratto da L'elisir d'amore e la Variazione brillante< per Pianoforte sul motivo dell'aria, Nel veder la tua costanza/span>, tratta da Anna Bolena (1831).

A tale proposito, risultano di particolare interesse le opere donizettiane di ambientazione russa: Il falegname di Livonia o Pietro il Grande, kzar delle Russie (1819), Gli esiliati in Siberia ossia Otto mesi in due ore (1820), Il borgomastro di Saardam o I due Pietri (1827) e, infine, Rita, ou Le mari battu (Rita, o Il marito picchiato) composta nell’estate del 1841 ma messa in scena postuma nel 1860 all’Opéra Comique di Parigi. Le prime due composizioni s’inseriscono nel quadro più ampio della diffusione, all’inizio dell’Ottocento, di opere buffe che hanno per protagonista lo zar Pietro il Grande. Il minimo comune denominatore di questi lavori è la Storia dell’impero di Russia sotto Pietro il Grande di Voltaire, pubblicata nel 1759-17631, prima opera storica a non configurarsi come mero elogio del sovrano, ma caratterizzata da un’estrema accuratezza nel riportare nomi ed episodi che si prestano a diventare oggetto di capovolgimenti comici. Questi episodi vengono rimaneggiati in altrettante opere teatrali e letterarie.

Ad esempio, il libretto de Il falegname di Livonia2, composto da Gherardo Cristino Bevilacqua Aldobrandini (1791-1845), è basato sulla commedia in tre atti in prosa del drammaturgo francese Alexandre Duval, Le menuisier de Livonie, ou les Illustres voyageurs messa in scena a Parigi nel 1805. La trama narra il ritrovamento fortuito in un villaggio della Livonia (odierna Lettonia) del fratello falegname di Caterina I, sposa di Pietro il Grande. Protagonista dell’opera è il falegname Carlo Scavronsky3, il quale, in apertura, sta litigando con l’usuraio Firman a causa di una collana che Annetta, la donna di cui è innamorato, ha dato in pegno. A separare i due contendenti si prodigano due stranieri, lo zar Pietro e la moglie Caterina, che sono alla ricerca del fratello di lei, scomparso da bambino. Carlo viene condotto davanti al giudice corrotto Ser Cuccupis. Le risposte incerte e confuse di Carlo riguardo alle proprie origini insospettiscono lo zar, che comincia a sperare di trovarsi di fronte al cognato mai conosciuto. Chiamata a testimoniare, l’ostessa Madama Fritz rivela l’esistenza di un foglio, trovato indosso a Carlo bambino, che ne può svelare l’ascendenza. Si scopre così che Carlo è figlio di Carlo Scavronsky, gentiluomo di Lituania, morto al servizio della Svezia, ovvero il fratello scomparso della zarina Caterina. Lo zar ordina di liberarlo e benedice le sue nozze con Annetta.

Il borgomastro di Sardaam o I due Pietri (libretto di Domenico Gilardoni), opera rappresentata al Teatro del Fondo di Napoli nel 1827, è invece ispirato all’episodio che vede Pietro il Grande lavorare sotto falso nome come falegname in un cantiere navale di Saardam, nei Paesi Bassi. La trama rimanda all’omonima commedia degli equivoci Le bourgmestre de Sardam, ou Les deux Pierres, di Mélésville, Boirie e Merle, messa per la prima volta in scena a Parigi nel 1818. Pietro il Grande in incognito lavora con il disertore russo Flimann. Malgrado le sue umili condizioni economiche, Flimann coltiva il sogno di sposare Marietta, la figlia del borgomastro Vambett. Il borgomastro, avvertito della presenza in città di Pietro il Grande, si convince che lo zar sia proprio Flimann. A svelare l’equivoco è Pietro stesso poiché, richiamato in patria per necessità politiche, è costretto a rivelare la sua vera identità. Nondimeno, alla vigilia della partenza, lo zar concede all’amico Flimann un titolo nobiliare che gli consente di sposare finalmente l’ amata.

Gli esiliati in Siberia ossia Otto mesi in due ore (1827) è tratto dal dramma teatrale di Luigi Marchionni La figlia dell’esiliato, ossia Otto mesi in due ore, rappresentato nel 1820, e, a sua volta, basato sul romanzo breve del 1806 di Sophie Ristaud Cottin, ispirato ad un fatto di cronaca: il viaggio in solitaria di una giovane, Praskov’ja Lupolova, che attraversa la Siberia per chiedere udienza allo zar Alessandro I e pregarlo di concedere la grazia al padre ingiustamente esiliato.
L’opera assume un’importanza fondamentale all’interno della produzione donizettiana, non soltanto per la particolare dedizione che l’autore le riserva (numerose le riscritture e i perfezionamenti) ma anche per il suo profondo legame con gli avvenimenti risorgimentali. Nel 1831, infatti, una marcia tratta dal terzo Atto dell’opera viene scelta come inno dagli insurrezionisti modenesi, impegnati nella lotta contro il duca “traditore” Francesco IV4.

L’opera comica in un atto Rita, ossia amare alla russa (conosciuta anche con il titolo Deux hommes et une femme) su libretto di Gustave Vaëz chiude la nostra panoramica. La vicenda si svolge nella locanda di Rita, moglie prepotente e manesca del sottomesso Beppe. Rita aveva sposato in prime nozze un marinaio di nome Gasparo che dopo averla picchiata (ovvero come ogni buon marito, secondo lui, deve fare), l'aveva abbandonata ed era fuggito imbarcandosi su una nave per il Canada.Rita, convinta che Gasparo fosse morto in un naufragio, si era risposata con Beppe, un ragazzo succube che subisce le reazioni violente di Rita senza opporvisi. Il redivivo Gasparo, nel frattempo fidanzatosi con una canadese, ritorna inaspettatamente per sciogliere ogni vincolo con Rita. Anche Beppe vorrebbe cogliere l’occasione per liberarsi della moglie, approfittando del fatto che, essendo vivo Gasparo, le nozze con Rita non possono essere considerate legittime. Ma lo scaltro Gasparo riesce a distruggere l’atto del primo matrimonio e si congeda dopo aver istruito Beppe su come “amare alla russa”.




Bibliografia

Con la presente bibliografia s'intende fornire, nei limiti del possibile, un quadro esaustivo delle opere di carattere scientifico (articoli saggi, monografie) dedicati allo studio delle relazioni culturali tra la figura del compositore Gaetano Donizetti e la Russia.

Si comincia, pertanto, dai materiali relativi allo studio dell’opera donizettiana: monografie, biografie e articoli a lui dedicati. Per meglio collocare l’esperienza di Donizetti nel quadro storico di riferimenti abbiamo inserito anche una sezione dedicata ad opere di carattere generale.

Si procede poi con i titoli dedicati alla figura del compositore russo M.I. Glinka dell’epoca e una sezione dedicata ai libretti delle opere di ambientazione russa di Donizetti e degli spartiti delle variazioni di M.I. Glinka sulle arie donizettiane.



Studi sull’opera di Donizetti

Monografie

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Libretti e spartiti

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Donizetti G., Deux hommes et une femme: (Rita): opéra comique in un atto di Gustave Vaëz, a cura di P.A. Rossini con la collaborazione di F. Bellotto, Milano, Ricordi; Bergamo, Fondazione Donizetti, 2008.

Donizetti G., Il falegname di Livonia, melodramma del sig. Felice Romani, da rappresentarsi nel R. Teatro del Fondo nell'autunno del 1823, Napoli, Tipografia Flautina, 1823.

Donizetti G., Il borgomastro di Saardam melodramma giocoso da rappresentarsi nell'i.r. teatro alla Scala il carnevale del 1828 [Libretto di D. Gilardoni], Milano, Antonio Fontana, 1828.

Glinka M., Serenata sopra alcuni motivi dell'opera Anna Bolena: per piano-forte, arpa, corno, fagotto, viola, violoncello e basso, Milano, Ricordi, 1832.

Impromptu en Galoppe pour piano a quatre mains sur La barcarole de Donizetti dans L'Elisir d'amore, composé ... par M. Glinka, Milano, Ricordi, 1835.

Tutti i libretti di Donizetti, a cura di E. Saracino, Torino, UTET, 1996.

Tutti i libretti di Donizetti, a cura di E. Saracino, Milano, Garzanti, 2001.

Variazioni brillanti per pianoforte... sul motivo dell'aria 'Nel veder la tua costanza'... nell Anna Bolena del M.o Donizetti, composte dal sig.r M. Glinka; aria... cantata dal celebre sig.r G.B. Rubini, Milano, Ricordi, 1833.


Note:

1 L’opera è commissionata dalla stessa zarina Elizaveta nel 1757.

2 Il manoscritto autografo è conservato presso al'Archivio Ricordi di Milano. La partitura del primo Atto, senza la sinfonia, si trova presso il Museo Donizettiano di Bergamo e consta di 241 cartelle (I. 2a. A. a/1).

3 Per quanto riguarda i nomi dei personaggi ci atteniamo alle partiture.

4 Con l’obiettivo di approfittare dei disordini politici per creare un proprio regno, Francesco IV entra in contatto con il carbonaro Enrico Misley e con Ciro Menotti, che auspica un’Italia unita sotto una monarchia costituzionale. In un secondo momento, tuttavia, Francesco IV abbandona ogni progetto cospirativo, consapevole che l’Austria non intende accettare alcun mutamento del quadro politico italiano: pertanto, i contatti con i carbonari vengono mantenuti solo per facilitare la repressione dell’ insurrezione imminente. Il 3 febbraio 1831, infatti, i capi della congiura vengono arrestati durante una riunione in casa di Menotti. La rivolta, tuttavia, scoppia lo stesso il giorno successivo a Bologna per poi estendersi in Romagna, a Parma e Modena. Francesco IV è costretto alla fuga ma, nonostante l’iniziale successo, le divisioni interne e il mancato intervento orleanista causano l’inesorabile fallimento dell’insurrezione



Scheda a cura di: Alessandra Elisa Visinoni

Data ultimo aggiornamento: 31 marzo 2016